Ormai vi è un abuso di questo termine, si fa sempre un gran parlare di “modello di prestazione”, ma sappiamo bene di cosa stiamo parlando?
Proviamo a spiegarlo.
Si potrebbe definire una “radiografia” di tutto quello che è svolto nella disciplina che pratichiamo in gara in termini di impegno fisiologico, meccanico e tecnico.
Come è possibile approvvigionarsi di tutti questi dati durante una gara di ciclismo, MTB, XC, ecc?
Tra i primi a registrare ed analizzare il modello di prestazione e a proporre un allenamento che ripetesse ciò che avveniva durante una competizione fu Roberto Colli, che analizzando i file reperiti da diverse registrazioni per mezzo di un power meter è giunto a definire quegli aspetti che oggi permettono a noi tecnici di esperire diverse metodologie di allenamento.
La cosa straordinaria del Power meter portatile, è stata la possibilità di disporre dei parametri prestazionali durante le competizioni, cosicché in primis l’atleta aveva una misura oggettiva della sua performance durante e poi, successivamente, in laboratorio per poter elaborare i risultati e riconfigurare l’allenamento.
La moltitudine di dati disponibile oggi e i software per l’analisi, ci permette di definire nel dettaglio il modello di prestazione, avvicinandosi sempre più precisamente a definire ciò di cui l’atleta ha bisogno, non per ultimo di verificare se ciò che viene somministrato apporta i vantaggi previsti.
Prima dell’avvento del PM, solo la frequenza cardiaca era il solo dato misurabile che dava una stima del carico interno di una prestazione ed era il solo parametro consultabile durante la gara.
Prima che i misuratori di potenza facessero il loro ingresso nel ciclismo, il solo dato misurabile era la frequenza cardiaca. Le analisi basate sul solo andamento cardiaco oggi risultano imprecise se consideriamo la latenza che il cuore ha rispondendo ad uno sforzo ed ai fattori esterni che a loro volta ne condizionano l’andamento.
In definitiva possiamo asserire che la differenza sostanziale fra l’utilizzo del PM e l’analisi della sola frequenza cardiaca sta di fatto nel poter misurare oggettivamente le molteplici fasi tipiche del ciclismo sia brevi che prolungate ad alta, media o bassa intensità. L’allenatore ha diverse opportunità per l’analisi di tutti questi dati, quali: Golden Cheetah, WKO, ma anche di portali online (meno dettagliati), quali: Garmin Connect, Strava ecc…
Il software viene incontro alle esigente dell’allenatore mostrando in rappresentazione grafica tutti i dati disponibili quali la FC, potenza rpm, velocità e la loro correlazione al variare degli scenari di gara, ma non solo. Un esempio di ciò che possiamo analizzare, con WKO è rappresentato nella figura sottostante.
Sull’asse X abbiamo il tempo, mentre sull’asse Y vi sono rappresentati tuti i dati di cui abbiamo parlato pocanzi con l’aggiunta di una linea inclinata nera che sta a rappresentare l’andamento altimetrico. Tutto ciò è straordinario e induce a pensare come il ciclismo non può più essere definito uno sport prettamente aerobico, ma contiene una infinità di coinvolgimenti metabolici che vanno ben oltre l’aerobico, di conseguenza un programma di allenamento deve prevedere anche le più alte intensità a differenti durate.
Cosa aggiungere se non l’invito a considerare queste tecnologie non come dedicate esclusivamente al mondo professionistico, ma un’opportunità per chi vuole ottimizzare il proprio allenamento avvalendosi di ciò che l’innovazione e la sperimentazione offrono.
L’analisi permette di ottimizzare, l’ottimizzazione permette di risparmiare tempo e fatica inutile.
Buon allenamento…