Spesso il confronto con altri allenatori e atleti finisce sempre col discutere su quale allenamento è opportuno fare rispetto ad un altro oppure la strategia migliore per conseguire quell’obiettivo. Comincio a pensare che la domanda cardine sia più il “PERCHE ALLENARSI?”.
Queste 4 domande alle quali ti invito a dare la tua personale risposta ti aiuteranno a capire e magari trovare la tua motivazione verso il conseguimento del tuo obiettivo.
Non c’è mai un solo modo corretto di allenarsi!
Come individuare il piano di allenamento?
In teoria, la creazione di un piano di allenamento è semplice: troviamo i tuoi punti di forza e di debolezza in base alle esigenze della gara o modello di prestazione. Creato il programma ed assimilato i concetti che lo articolano, è possibile manipolare qualsiasi variabile che permette di adattarlo alle proprie esigenze. Non dimentichiamo mai che ogni individuo risponde in modo diverso a stimoli diversi.
Prendiamo ad esempio due dei molti concetti presi in prestito da Dr. Mike Isratel: minimum effective volume (MEV) volume minimo efficace and maximum adaptable volume (MAV) volume massimo adattabile. Questi sono stati sviluppati per i bodybuilder, ma a livello di concetto, possono essere applicati bene anche su altri sport. MEV, per farla semplice, è la dose di allenamento minima necessaria per avere miglioramento nella performance, mentre MAV è la dose massima che può gestire – sopra questa dose aggiunge solo la fatica e quindi sovra allenamento.
Le metriche utilizzate nel PMC Performance Manager ad esempio CTL (Stress allenamento cronico) ATL (Stress allenamento acuto e TSB (training Stress balance) possono dare una mano nel verificare e adattare il MAV e il MEV per ottenere il massimo risultato, ma si tratta sempre di un algoritmo basato sulla matematica. Tuttavia, in atleti professionisti o particolarmente focalizzati sulla metodologia e non troppo impegnati professionalmente è un buon riferimento per monitorare l’andamento della programmazione. Quando si tratta di amatori, prediligo sempre il confronto ed esigo un report successivo ad ogni allenamento. Voglio sentire ma soprattutto monitorare ciò che in primis vivono e confrontarlo con quella che è una valutazione obiettiva. Per questo, vi sono diversi strumenti e metodi: Variabilità cardiaca, misurazione FC a riposo e SuperOp del quale sono fra l’altro certified coach.
Alla fine, l’individualizzazione del programma, non è solo sulla gestione del carico di allenamento e fatica, ma trovare il tipo di allenamento più efficace che ti faccia migliorare costantemente. Gli intervalli e ripetute che ho costruito su di te potrebbero non essere necessariamente adatti per tutti gli altri atleti, e questo diventa ancor più veritiero quando l’asticella si alza e l’atleta diventa più evoluto.
Quanto potenziale abbiamo e quanto di questo stiamo trattando?
Questa domanda è fra le più complesse perché implica il saper leggere il futuro. Se nella passata stagione abbiamo migliorato il tempo su quella salita test di un 2%, è necessario chiedersi se anche quest’anno, ripetendo lo stesso programma di allenamento e facendo le stesse cose ci dovremo aspettare il medesimo miglioramento?
“Il modo migliore per trovare un fallimento è ripetere le stesse cose ogni anno”.
Forse possiamo adottare diverse strategie di carico? Forse possiamo pensare a suddividere il carico giornaliero in due sessioni di allenamento mattina e pomeriggio?
Sicuramente è auspicabile trovare la ragione in quello che si fa e guardare da dove si è partiti e dove oggi siamo!
Meglio stressare da “FRESCHI” o da “STANCHI?
C’è una sostanziale differenza tra ciò che si fa per un determinato adattamento fisiologico e ciò che si fa per migliorare quando la situazione è complicata. Cerco di spiegarmi meglio, occorre comprendere se nel modello di prestazione abbiamo la necessità di concentrarci sulla sola performance (velocità, potenza, forza ecc) oppure, se il risultato è determinato sì dalle capacità fisiche e prestazionali, ma anche da chi saprà essere performante ed astuto alla fine! Questo significa comprendere quando un programma di allenamento si concentra sulle basi fisiologiche nel corpo, o una capacità che emerge attraverso le dinamiche della corsa.
Ad esempio, allenare gli sprint da freschi è il modo più efficace per aumentare la velocità massima; l’atleta è fresco e può erogare maggior potenza, che via via porta appunto all’adattamento. Diverso è sprintare alla fine di un allenamento o giro di 4/5 ore. Ciò non porterà adattamenti fisiologici, ma sicuramente “addestrerà” la capacità di sferrare il colpo di grazie quando la situazione è critica!
Credo che un piano di allenamento per un velocista non possa tralasciare ne la componente fisiologia ne la capacità di essere a fuoco sul finale. In alcuni sport, l’allenamento in condizioni di stress può essere più efficace dell’allenamento alla ricerca dell’adattamento fisiologico, soprattutto una volta che gli atleti hanno raggiunto un certo livello di fitness. Nel ciclismo, queste due aree sono interdipendenti ed una non esclude l’altra.
Chi è e cosa sai del tuo allenatore?
Da quando ho iniziato a fare il preparatore, sono passato dall’avere una certa sicurezza in ciò che stavo facendo, alla più totale incertezza. “Stare sul pezzo” con gli aggiornamenti e confronto costante con le evidenze scientifiche, è determinante per la consapevolezza che un individuo è sempre un’avventura nuova e un mondo inesplorato. Nella mia esperienza nel ciclismo, potrei dire di essere stato un velocista, ma la passione e la soddisfazione nell’aiutare gli altri e attitudine per la metodologia dell’allenamento ha prevalso sul pettorale. L’adattamento fisiologico in previsione di un periodo di gare è la mia area e la mia competenza, l’interpretazione dei dati quali FC, RPM, WATT, mi trovano preparato e la soddisfazione degli atleti mi spinge a continuare in questa direzione. Quando un amatore o atleta evoluto presenta esigenze che escono dalla mia area di competenza, ad esempio nutrizione, postura o psico-fisiologiche, non esito nel coinvolgere esperti specializzati nelle rispettive aree.
In Italia, purtroppo questo approccio è ancora emarginato in quanto la gelosia o paura della condivisione, fa credere di poter perdere autorevolezza o credibilità quando è vero proprio il contrario. La 3B Training è Evidence Based ovvero basa i suoi programmi su evidenze scientifiche e sulla scorta di questo, ho trovato sempre e solo terreno fertile quando ho chiesto l’intervento di specialisti di altre aree. Nella pagina Facebook 3B Training ad esempio divulghiamo gratuitamente le evidenze e studi cercando di renderli semplici agli utenti e in maniera facile da tradurre nel ciclismo. I social (alcuni) sono un bacino d’utenza e di confronto straordinario dove apprendere e affinare le proprie competenze nella fisiologia e nutrizione. Moltissimo dottori di ricerca comunicano, lavorano e sono attivi sui social e la disponibilità con allenatori come me è sorprendente.
Come mi approccio io?
Anteponendo sempre la mia consapevolezza che poco so e tantissimo ho da imparare!
Chiedendo e confrontandosi con esperti di diverse aree è la via più breve per risolvere un problema o fare al meglio il proprio mestiere ma soprattutto farà risparmiare tempo al tuo atleta che, vedendo il suo preparatore umile e accorto nel dispensare conclusioni farà solo aumentare la considerazione e fiducia in noi.